batteries will save the world. It doesn’t matter how many have to die to prove it.
(scroll down for the english translation)
ho una specie di maledizione addosso, negli ultimi mesi, appena mi metto a fare un lavoro nuovo e impegnativo qui in casa, del restauro, come ieri che ho iniziato a rompere le piastrelle del bagno, mi chiamano i clienti del mio lavoro quello vero, perché il mio lavoro vero non è restaurare casa mia, e devo correre per fare delle foto.
che uno dice, beh dai bene che hai del lavoro da fare, mica puoi solo spendere soldi, ogni tanto devi anche guadagnarli. sì sì, bene, benissimo, sono contento. solo che adesso chissà quando riuscirò a tirare su i calcinacci da terra.
e quindi oggi è tutto il giorno che vado avanti e indietro per incastrare, oltre a queste faccende di fotografia, anche le altre cose da fare che si sono accumulate durante le feste natalizie mentre era tutto chiuso. stavo tornando a casa e mi son trovato davanti uno che andava in giro col monopattino elettrico. e siccome era pomeriggio inoltrato incominciava a fare buio e questo qui andava in giro col monopattino elettrico senza nessuna lucina, io per vederlo l’ho anche visto per tempo, ma se fosse stato un po’ più buio secondo me col cavolo che lo vedevo. e in questa stagione, dal quasi buio, all’abbastanza buio, al proprio buio è questione di minuti.
e allora ho fatto un pensiero, che è andato ad approfondire la mia malsopportazione pregressa per i monopattini elettrici. quello che penso è che quei cosi hanno delle ruote piccole. proprio piccole per andare sulle strade che abbiamo noialtri piene di buche e di tombini. e quello che ha inventato il monopattino, e quell’altro che poi secoli dopo ha pensato di metterci un motore elettrico, secondo me avevano in mente un mezzo di trasporto furbo per muoversi nel centro di una città chiusa al traffico, o su una pista ciclabile. non per andare di sera su una strada provinciale statale o quel che è ad alto scorrimento di auto e camion.
io qui vivo in un paesetto piccino, e la città più vicina è un paesetto un po’ più grande, ho una percezione diluita, ma in effetti un po’ di tempo fa ho fatto una gita son passato da bologna, da reggio emilia, che hanno dei bei centri cittadini, e mentre passeggiavo mi sfrecciavano attorno monopattini elettrici e bici elettriche e cargo bici elettriche, gente che andava in ufficio, gente che consegnava corrispondenza pacchi e cose da mangiare. era comunque un disagio perché non si capiva chi doveva schivare chi, ma quella è una questione culturale, perché viviamo in una nazione incapace di gestire le cose più elementari e quando invece ero a spasso per berlino, lì si capiva proprio bene quale era la strada per le macchine, quale la pista ciclabile e quale la pedonale, e se sgarravi erano male parole.
ma poi, almeno fosse una bici, fosse anche elettrica, sarebbe meglio. dico per la questione buche e tombini. solo che poi ti fanno notare che il monopattino lo carichi sull’autobus sulla metropolitana sul treno. e su quello posso anche essere d’accordo. ma lo stesso, quelli che trovo lungo la statale ho i miei dubbi che poi debbano salire su una metropolitana. e poi dai, ci son gli inglesi che è da una vita che hanno inventato delle biciclette che sono più pieghevoli della graziella e le caricano su qualsiasi autobus senza rompere le scatole a nessuno.
mentre sul discorso delle lucine di posizione, io potrei anche avere il buongusto di tacere, perché l’estate scorsa mi è capitato di arrivare in bici in cima al cansiglio dopo il tramonto e tornare giù col buio quello vero senza faretti perché li avevo lasciati a casa e facendo luce come potevo con la torcia del telefono, e le auto che mi passavano vicino chissà che cancheri mi hanno augurato. solo che, ecco, a me è successo una volta perché son stato un coglione, mentre invece di monopattini con le luci o senza luci, di sera, lungo le strade trafficate, ne vedo parecchiotti. e siccome immagino che siano dei poveri cristi che vanno avanti e indietro dal lavoro, lo facciano sistematicamente almeno cinque volte la settimana.
e allora ho fatto il pensiero successivo, che questi mica vanno in giro col monopattino elettrico a luci spente nella notte perché son fieri paladini di un futuro a emissioni zero. no. son più che altro una rappresentanza dei nuovi poveri che fare la patente dell’auto da quel che so ci vogliono su per giù millecinquecento euro. e poi tanti sono persone, sto per usare un termine che odio ma la perifrasi è lunga, extracomunitarie, e quindi tra i probabili casini coi documenti, i pochi soldi e balle varie, col cavolo che riescono a farsi una patente comprare un’auto e mantenersela. si procurano un monopattino elettrico e fanno avanti e indietro da casa al lavoro. quindi, paladini delle emissioni zero mica tanto. per quello quando vedo un monopattino lungo la statale e quando sento la gente che descrive i monopattini come il futuro, a me viene da pensare che magari saranno anche il futuro, ma nel presente sono la chiara manifestazione del fatto che se sei povero e se vuoi vivere onestamente e andare a fare il turno pagato anche male in una fabbrica a dieci chilometri da casa, l’unica alternativa che hai è andare a schivare i tombini con il veicolo del futuro più a buon mercato che c’è. ma scomodare parole come progresso e futuro per definire una roba che viene usata in maniera impropria, a me viene su un gran fastidio.
I have a kind of curse on me, in the last few months, every time, as soon as I start doing a new and demanding job here at home, about the restoration, like yesterday when I started tearing down the bathroom tiles, the clients of my real job call me, because my real job is not restoring my house, and I have to run to take some photos.
someone might say, well come on you have work to do, is a good thing, you can’t just spend money, sometimes you also have to earn it. yes yes, good, very good, I’m happy. only, now who knows when I’ll be able to pick up all the rubble from the bathroom’s ground.
and so today I’ve been going back and forth for hours, in addition to these photography tasks, also to do all the other things accumulated during the christmas holidays while everything was closed. I was driving home and I found myself in front of someone who was going along the road on an electric scooter. I now discover that in english monopattino translates to scooter. but in my imagination, as in the Italian language, the scooter is a small 50cc motorcycle, like the Piaggio Vespa, to be clear, and like the modern scooters that are the offspring of the Vespa and which are now also made electric and therefore technically are electric scooters. while in Italian we call the thing I’m referring to, monopattino. literally mono skate. in short, look at the photo above so you understand what I’m talking about. and since it was late afternoon it was starting to get dark and this guy was going along the way on an electric scooter without any lights, I saw him, but if it had been a little darker I think there was no way I would have seen him. and in this season, from almost dark, to quite dark, to properly dark it’s a thing of minutes.
and then I had a thought, which went to deepen my previous distolerance for electric scooters. what I think is that those things have small wheels. really too small to go on the roads we have, full of potholes and manhole covers. and the one who invented the scooter, well, the mono skate, and the other one who centuries later thought of putting an electric motor in it, in my opinion they had in mind a clever means of transport to move around in the center of a city closed to traffic, or on a bike path. not to go at night on a state or provincial road, with high traffic of cars and trucks.
here i live in a small town, and the closest city is a slightly larger small town, there’s the case i have a diluted perception, but in fact a while ago I took a trip I passed through bologna, reggio emilia, which have beautiful city centers, and while I was walking electric scooters and electric bikes and electric cargo bikes whizzed by, people going to the office, people delivering mail, parcels, food. it was still an inconvenience because you couldn’t understand who had to dodge who, but that’s a cultural issue, because we live in a nation incapable of managing the most basic things while when I was walking around in berlin, there you could clearly understand which road was for cars, which was the bike path and which was the pedestrian path, and if you went off track they would give you bad words.
I just wonder, why don’t they get a normal bicycle? I mean even an electric one, it would be better. I’m talking about the tiny wheels versus potholes and manhole covers problem. except then they tell you that you can easily load the electric scooter on the bus on the subway on the train. and I can agree with that. but I still have my doubts about those I find along the state road, that they should then get on a subway. and then, come on, there are the English who have been inventing bicycles that are more foldable than our famous Graziella bike for ages and they load them onto any bus without bothering anyone.
as for the subject of onboard lights, I could even have the good taste to keep quiet, because last summer I happened to arrive by bicycle at the top of the Cansiglio mountain after sunset and come back down in the dark, the real dark, without headlights because I had left them at home and I had to lighting up as best I could with the light of my phone and the cars that passed by me who knows what kind of cancer they wished on me. except that, well, it happened to me once because I was an idiot, while instead I see lot of electric scooters with or without lights, in the evening, along the busy roads. and since I imagine that they are poor devils who go back and forth to work, they do it systematically at least five times a week.
so I had the next thought, that these people don’t go around on an electric scooter with the lights off at night because they are proud supporters of a zero-emissions future. no. they are more of a bunch of new poor people that can’t afford fifteen hundred euros to get a driving license. and then there are many people, I’m about to use a term I hate but the periphrasis is long, non-EU citizens. Sorry, I have to explain. in italy we commonly use the word extracomunitari, literally “outside (european) community”, and the only english translation available is non-EU citizens. we use the word extracomunitari in a way that is definitely incorrect to identify immigrants who generally come from the south and east of our country in search of fortune. now in this text I use that word and anyone in italy understands what I mean, but this is a fact, we use it incorrectly, I don’t like it, and translating into english I think it is better to explain. so, I was saying, extracomunitari people with probable problems with documents, little money and various bullshit, so there’s no way they’ll manage to get a driving license, buy a car and keep it. they just get an electric scooter and go back and forth from home to work. so, I suppose they are not so much supporters of zero emissions. that’s why when I see a scooter along the highway and when I hear people describing scooters as the future, I think that maybe electric scooters will probably be the future, but in the present they are the clear manifestation of the fact that if you are poor and if you want to live honestly and go to work a badly paid shift in a warehouse ten kilometers from home, the only alternative you have is to go dodge the manholes with the cheapest vehicle of the future. but messing with words like progress and future to define something that is used improperly, it really annoys me and makes me sad.
Villa della Comare 